Lo sterro by Andrej Platonov

autore:Andrej Platonov [Platonov, Andrej]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Classics
ISBN: 9788833894102
Google: jv9nzwEACAAJ
editore: Minimum Fax
pubblicato: 2022-01-15T09:54:14+00:00

Elisej non poteva comprendere e attraverso il vetro pulito ascoltava semplici suoni.

«Non preoccuparti di vivere nemmeno tu, Kozlov. Io dimenticherò me stesso, tu invece sarai sempre con me. Nasconderò in me tutta la tua vita morta, tutti i tuoi compiti e non li getterò via, tant’è vero che puoi continuare a considerarti vivo. Sarò attivo giorno e notte, starò attento a tutti i problemi organizzativi e sarò in pensione. Stai pure tranquillo, compagno Kozlov!»

Respirando, Elisej aveva offuscato di nebbia il vetro e riusciva appena a distinguere Ćiklin, ma continuava lo stesso a osservare, perché non aveva altro posto dove guardare. Ćiklin tacque per un po’, poi, intuendo che ormai Safronov e Kozlov erano contenti, disse loro: «Dovesse pure morire tutta la classe, ci sarò comunque io a realizzare nel mondo tutti i suoi compiti! Tanto non so come vivere solo per me stesso!... Di chi è quel muso che ci sta fissando? Vieni dentro, uomo estraneo!»

Immediatamente Elisej entrò nel soviet rurale e si fermò, senza rendersi conto che i calzoni, che pure fino al giorno prima avevano tenuto egregiamente, gli erano scivolati dalla pancia. Verso il cibo Elisej non provava appetito e dunque ogni giorno che passava dimagriva.

«Sei stato tu ad ammazzarli?», chiese Ćiklin.

Elisej tirò su i calzoni e non li fece più scivolare; non rispose e fissò Ćiklin con occhi pallidi e vuoti.

«E chi è stato, allora? Vai e portami uno di quelli che ammazzano le nostre masse».

Il contadino si mosse e attraversò il luogo vuoto e umido, dove i gracchi avevano fatto l’ultimo raduno; gli uccelli si fecero da parte ed Elisej vide il contadino dagli occhi gialli; aveva appoggiato la bara alla siepe e a stampatello vi stava iscrivendo il proprio cognome, attingendo con il dito da una bottiglia la melma che gli serviva per scrivere.

«Cosa vuoi, Elisej? Hai saputo di qualche nuovo ordine?»

«Niente di particolare», disse Elisej.

«Allora va bene», disse tranquillo il contadino che stava scrivendo. «E i morti, non li hanno ancora lavati al soviet? Ho paura che arrivi quell’invalido per contratto sul suo carretto e mi pesti, perché io sono vivo e loro due morti».

Il contadino andò a lavare i morti, per rendere in tal modo manifesta la propria partecipazione e commiserazione: anche Elisej gli andò dietro, non sapendo dove fosse meglio mettersi.

Ćiklin non disse nulla fin tanto che il contadino non ebbe tolto i vestiti dai morti, a turno portati nudi allo stagno, asciugati ben bene con pelle di pecora, rivestiti e sistemati infine i corpi d’entrambi sul tavolo.

«E va benissimo», disse allora Ćiklin. «E chi li avrebbe dunque ammazzati?»

«Noi, compagno Ćiklin, non lo sappiamo, noi stessi viviamo senza sapere come».

«Senza sapere come!», disse Ćiklin e colpì con un pugno in faccia il contadino, affinché si mettesse a vivere con coscienza. Il contadino stava per cadere, ma ebbe timore di tirarsi troppo indietro, perché Ćiklin non lo sospettasse di connivenza con il ceto benestante; gli andò perciò più vicino, desideroso di farsi storpiare ulteriormente per ottenere poi in virtù dei tormenti subiti il diritto a vivere da povero.

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